Come sconfiggere l’insonnia con un nuovo integratore alimentare: Good Night!

Problema che coinvolge moltissime persone, 2 miliardi in tutto il mondo, l’insonnia si è aggravata con la pandemia. Good Night di Zentiva è il nuovo integratore alimentare intelligente composto da un mix di ingredienti naturali ad azione combinata. Una giornata troppo stressante e impegnativa, una litigata con il compagno, un periodo di forte stress, mille cose da fare e la mente che non si ferma mai, neanche alle 3 del mattino quando continua a elaborare pensieri. Senza contare il particolare momento che si sta vivendo. E per distrarsi, si va sui social e si naviga invece di addormentarsi. E il sonno se ne va definitivamente. Good Night di Zentiva è il nuovo integratore che aiuta a dormire felici.  

Carenza di sonno: in che modo influisce sull’ansia?

Esiste una stretta correlazione fra sonno e salute mentale.
Una ricerca dell’Università di Berkeley ha infatti dimostrato come la mancanza di sonno possa favorire l’ansia anticipatoria persino in persone in buona salute.

Molto spesso sapere che il giorno dopo si deve per esempio sostenere un colloquio, partire per un viaggio complicato, affrontare un impegno di lavoro o partecipare a una gara sportiva per la quale ci si era preparati da tempo, ci preoccupa.
Cosa accadrà, quale sarà il nostro comportamento durante l’evento, cosa succederà in conseguenza a esso?
Queste e tante altre domande ci affollano la mente e vanno a costituire quel processo di anticipazione degli eventi che è adattivo e fisiologico delle aspettative per ciò che deve avvenire.
Se però la notte prima non si dorme, la carica emotiva connessa all’avvenimento può diventare eccessiva e scatenare un’ansia anticipatoria che è spesso alla base di tante forme d’insonnia.

Uno studio, pubblicato sul Journal of Neuroscience, ha infatti dimostrato che la deprivazione acuta di sonno modifica e amplifica le risposte ansiose anticipatorie, soprattutto in situazioni che hanno già di per sé una connotazione di certezza del contenuto d’ansia o di paura.

A queste conclusioni sono giunti i ricercatori californiani che all’UC Berkeley’s Sleep and Neuroimaging Laboratory hanno analizzato il cervello di 18 giovani adulti in salute mentre facevano vedere loro immagini neutre, disgustose o un’alternanza dei due tipi, sia dopo una notte di buon sonno che dopo una notte priva di sonno.
Per monitorare l’ansia anticipatoria, le immagini erano inoltre precedute da un segnale rosso se erano raccapriccianti, giallo se erano neutre e da un punto interrogativo bianco se non si sapeva il loro contenuto comunque innocuo.
In tutti i partecipanti lo stato di deprivazione di sonno e l’attesa di vedere immagini neutre o disturbanti attivava i centri emotivi del cervello.

È noto che i disturbi dell’ansia, quali l’ansia generalizzata, gli attacchi di panico o il disturbo post-traumatico, comportino un sonno frammentato e che siano concausa e causa scatenante o primaria d’insonnia.
Lo studio effettuato porta però evidenze scientifiche per sostenere anche il cammino inverso: la mancanza di sonno può aumentare l’ansia anticipatoria e verosimilmente accentuare i disturbi d’ansia.
Inoltre, lo studio suggerisce che le persone di carattere già ansioso siano maggiormente vulnerabili a questo meccanismo di peggioramento dell’ansia anticipatoria con la deprivazione del sonno.

Poiché la mancanza di sonno è una fattore chiave nei disturbi d’ansia, ne consegue che possa essere un potenziale target trattabile. Se si migliora il sonno, si può ridurre anche una componente dell’ansia, cioè l’eccessiva attività anticipatoria del cervello, migliorando quindi anche il disturbo che ne è alla basa o che spesso causa l’insonnia.

Fonti:

Manuela Campanelli, Meno sonno rende più preoccupati
Articolo sito Associazione Italiana di Medicina del Sonno

http://sonnomed.it/2019/11/13/meno-sonno-rende-piu-preoccupati/

Pandamia covid-19: come influisce sul nostro sonno?

Secondo un recente studio condotto da Nicola Cellini e colleghi, del Dipartimento di Psicologia Generale dell’Università di Padova e pubblicato sul Journal of Sleep Research, la pandemia covid-19 ha modificato i ritmi di vita degli italiani, peggiorandone il sonno.

I ricercatori hanno analizzato la qualità del sonno in campione di 1.310 persone fra i 18 e i 35 anni, confrontando la settimana del 17-23 marzo (la seconda di lockdown completo nella prima ondata) con la prima settimana di febbraio, quando ancora non erano state decretate restrizioni.
Questo confronto ha dimostrato come la ridotta attività fisica e la scarsa esposizione alla luce solare, l’assenza di attività sociali, le paure per il contagio e per la situazione economica, il cambiamento di vita familiare abbiano provocato un peggioramento nella qualità del sonno.
Si è inoltre assistito a un netto cambiamento nei ritmi sonno-veglia, a un incremento nell’uso dei media digitali e una distorsione nella percezione del tempo che scorre.

In questa situazione le persone hanno iniziato ad andare a letto circa 41 minuti dopo il consueto orario e a svegliarsi 54 minuti più tardi rispetto al periodo precedente alle restrizioni.
Di pari passo, la qualità del sonno è peggiorata: in particolare fra le persone con elevati sintomi di depressione, ansia e stress, la percentuale di problemi del sonno è aumentata dal 40% al 52%.

Secondo Giuseppe Plazzi, neurologo del Centro per lo Studio e la Cura dei Disturbi del Sonno dell’Università di Bologna e presidente dell’Associazione Italiana di Medicina del Sonno, le attività che svolgiamo durante la giornata hanno una funzione importante nello scandire il ritmo delle nostre vite.
Semplici azioni come fare la spesa, seguire appuntamenti di lavoro, fare visita ai parenti, organizzare una cena con amici o una serata al cinema hanno un ruolo importante come sincronizzatori sociali.
Quando il normale svolgimento di queste attività viene sconvolto da un evento come la pandemia e il conseguente lockdown, la prima cosa a subirne le conseguenze è proprio l’alternanza sonno-veglia.

A rendere le nostre notti più irrequiete non è poi solo la mancanza di sincronizzatori sociali, ma anche l’ansia per il futuro, una sorta di disturbo post-traumatico da stress che si riflette sulla nostra capacità di prendere sonno e mantenerlo.
Il risultato? Un sonno fragile e spezzettato, che non riposa e ci lascia storditi all’indomani.
Altri disturbi riscontrati, legati alla sfera dell’insonnia, sono poi la difficoltà ad addormentarsi, il risveglio precoce al mattino e una sonnolenza continua durante la giornata che genera la scarsa capacità di concentrarsi, riflessi negativi sull’umore e difficoltà di memoria.

Fonti:

Intervista Repubblica Presidente AIMS, 02/12/202
https://www.repubblica.it/salute/2020/12/02/news/covid_ha_cancellato_la_socialita_e_ci_ha_regalato_l_insonnia-276570456/