Secondo un recente studio condotto da Nicola Cellini e colleghi, del Dipartimento di Psicologia Generale dell’Università di Padova e pubblicato sul Journal of Sleep Research, la pandemia covid-19 ha modificato i ritmi di vita degli italiani, peggiorandone il sonno.

I ricercatori hanno analizzato la qualità del sonno in campione di 1.310 persone fra i 18 e i 35 anni, confrontando la settimana del 17-23 marzo (la seconda di lockdown completo nella prima ondata) con la prima settimana di febbraio, quando ancora non erano state decretate restrizioni.
Questo confronto ha dimostrato come la ridotta attività fisica e la scarsa esposizione alla luce solare, l’assenza di attività sociali, le paure per il contagio e per la situazione economica, il cambiamento di vita familiare abbiano provocato un peggioramento nella qualità del sonno.
Si è inoltre assistito a un netto cambiamento nei ritmi sonno-veglia, a un incremento nell’uso dei media digitali e una distorsione nella percezione del tempo che scorre.

In questa situazione le persone hanno iniziato ad andare a letto circa 41 minuti dopo il consueto orario e a svegliarsi 54 minuti più tardi rispetto al periodo precedente alle restrizioni.
Di pari passo, la qualità del sonno è peggiorata: in particolare fra le persone con elevati sintomi di depressione, ansia e stress, la percentuale di problemi del sonno è aumentata dal 40% al 52%.

Secondo Giuseppe Plazzi, neurologo del Centro per lo Studio e la Cura dei Disturbi del Sonno dell’Università di Bologna e presidente dell’Associazione Italiana di Medicina del Sonno, le attività che svolgiamo durante la giornata hanno una funzione importante nello scandire il ritmo delle nostre vite.
Semplici azioni come fare la spesa, seguire appuntamenti di lavoro, fare visita ai parenti, organizzare una cena con amici o una serata al cinema hanno un ruolo importante come sincronizzatori sociali.
Quando il normale svolgimento di queste attività viene sconvolto da un evento come la pandemia e il conseguente lockdown, la prima cosa a subirne le conseguenze è proprio l’alternanza sonno-veglia.

A rendere le nostre notti più irrequiete non è poi solo la mancanza di sincronizzatori sociali, ma anche l’ansia per il futuro, una sorta di disturbo post-traumatico da stress che si riflette sulla nostra capacità di prendere sonno e mantenerlo.
Il risultato? Un sonno fragile e spezzettato, che non riposa e ci lascia storditi all’indomani.
Altri disturbi riscontrati, legati alla sfera dell’insonnia, sono poi la difficoltà ad addormentarsi, il risveglio precoce al mattino e una sonnolenza continua durante la giornata che genera la scarsa capacità di concentrarsi, riflessi negativi sull’umore e difficoltà di memoria.

Fonti:

Intervista Repubblica Presidente AIMS, 02/12/202
https://www.repubblica.it/salute/2020/12/02/news/covid_ha_cancellato_la_socialita_e_ci_ha_regalato_l_insonnia-276570456/